Grandissima affluenza ha registrato, venerdì 10 giugno 2022, l’incontro, promosso dal Rotary Club di Molfetta, dell’ANPI (Associazione partigiani) “Giovanni e Tiberio Pansini” e dalla libreria “Il Ghigno” di Molfetta, per la presentazione del libro “Antifascisti molfettesi” di Ignazio de Marco, con la prefazione curata dal prof. Marco Ignazio de Santis, scrittore, critico letterario, storico, giornalista pubblicista, collaboratore di Quindici.
Come ha rimarcato il presidente del Rotary, nonché direttore di Quindici, Felice de Sanctis, «dal 1922 al 1943 la repressione politica fascista accomunò uomini e donne di diversa estrazione sociale e di differente credo politico, dai comunisti ai borghesi democratici e repubblicani, dai contadini socialisti ai preti di montagna contrari alle guerre, nel medesimo destino di sorveglianza e persecuzione».
Già alla fine dell’Ottocento gli oppositori politici più attivi (comunisti, repubblicani e anarchici), furono bollati col termine di sovversivi. Il terzo Governo Crispi, nel 1894, giunse ad emanare una legge speciale, dal titolo “Provvedimenti eccezionali di pubblica sicurezza”, vietando le associazioni e le riunioni che avessero come oggetto la volontà di “sovvertire per vie di fatto” gli ordinamenti sociali.
Nello stesso anno fu istituito lo “Schedario dei sovversivi”. La situazione si complicò sotto il dominio fascista: nel 1925 e nel 1926, lo schedario assunse il nome di Casellario Politico Centrale.
Su di esso si è concentrata la ricerca dell’ex magistrato della Corte dei conti e appassionato storico Ignazio de Marco. Documenti, oggi custoditi nell’Archivio centrale dello Stato e oggetto di lavoro immane e certosino da parte del dott. de Marco, su coloro che – come scritto da Gaetano Arfè – sono «uomini che, forse, non trionfano mai ma che certamente non sono mai vinti».
Interessante il richiamo alla distinzione tra resistenza corta (1943-1945) e resistenza lunga (durante tutto il ventennio) da parte del presidente de Sanctis: proprio la resistenza lunga risvegliò le coscienze e dette corpo a quella breve.
L’autore, Ignazio de Marco, ha narrato la genesi del volume nato da un lavoro effettuato per la Corte dei Conti. Dopo una lunga e certosina ricerca, durata due anni e mezzo, 201 nostri concittadini escono dall’oblio. Come ha dichiarato de Marco «probabilmente queste persone volevano uscire dall’anonimato e acquisire una loro valenza a livello storico, non solo locale. Il volume si presta a molte chiavi di lettura, con un solo filo conduttore: il dissenso. Antenati mai proni al potere hanno ragionato con la loro testa e questo li ha resi elementi pericolosi, da sorvegliare, indagare, seguire. Da Roma erano seguiti in tutto il mondo».
Grazie alla ricerca di de Marco questi nostri antenati riacquistano vita per l’eternità.
Marco Ignazio de Santis, nel presentare il volume, ha sottolineato che sono ben 201 i molfettesi individuati come “pericolosi” antifascisti, agitatori e sovversivi inseriti bel Casellario Politico Centrale; il nome più illustre che compare in queste schede rimane quello di Gaetano Salvemini (dal 1925 esule in Francia, poi in Inghilterra mentre dal 1932 al 1949 si trasferì negli USA).
Ma, nella storia di lungo periodo, si può notare un filo rosso che lega i giacobini molfettesi agli antifascisti, passando per i mazziniani e i patrioti risorgimentali.
Il prof. de Santis ha ricordato, tra gli altri, Michele Romano, studente di medicina a Napoli, partecipò alla Repubblica Partenopea (incarcerato e poi esiliato in Francia), Liborio Romano, che combatté per la Repubblica Romana, Michele Pappagallo, esiliato con Giacomo Daliani Poli.
E, ancora, Gioacchino Poli, sorvegliato dalla polizia dalla fine dell’Ottocento. Sui passi di Imbriani che invocò in Parlamento “l’acqua alle Puglie”, Poli ebbe sempre attenzione alle tematiche della salubrità. Nel 1884 era stato tra i promotori del consolato generale pugliese, organo per il mutuo soccorso. Fu segnalato dalla polizia umbertina come agitatore politico.
Repubblicano di tendenze anarchiche fu Giovanni Pansini, confinato a Ponza e Ventotene, sopravvisse alla morte del figlio Tiberio Pansini (aprile 1945 – poco prima della Liberazione).
La classe popolare ebbe ancora più antifascisti, ad esempio il falegname repubblicano Mauro Cirillo, il marittimo comunista Sergio La Forgia, confinato alle Tremiti e poi internato fino al 1946, o Anna Teresa Altomare, nata a Molfetta nel 1912 ma aderente alla sezione Giustizia e Libertà di Hoboken dal 1934, poi naturalizzata americana.
Come non ricordare Graziano Fiore, figlio di Tommaso Fiore, arrestato col padre e coi fratelli Enzo e Vittore.
Molfetta ha loro dedicato delle pietre d’inciampo in piazza paradiso (per Graziano) e dinanzi al liceo classico (per Tommaso).
Particolarmente dolorosa la vicenda del marittimo comunista Salvatore Sallustio, il quale sbarcò a New York, disertando dalla nave. Fu condannato all’espulsione per le sue idee politiche. Emigrò in URSS ma venne arrestato durante la dittatura di Stalin e venne fucilato come nemico del popolo.
Alla serata, in rappresentanza dell’ANPI Molfetta è intervenuto Gabriele Vilardi, il quale si è soffermato sulle attività svolte dal sodalizio, nato da soli tre anni con l’obiettivo di mettere insieme aspetti fondamentali come memoria, ricordo e impegno, con l’intento di ricordare per evitare che si ripeta. In particolare, ha citato due iniziative. La prima è stata intitolata “Memorie partigiane”, momento di studio ed educazione rivolto a studenti e studentesse su alcune figure antifasciste, soprattutto femminili. Molti di quei nomi non sono presenti nel Casellario Politico Centrale poiché, ha sostenuto Vilardi, non erano stati considerati “pericolosi” dalle autorità dell’epoca ma, in realtà, si sono impegnati a favore dei diritti e della libertà. L’alta è stata dedicata agli “Antifascisti molfettesi”, ossia coloro che, come Manfredi Azzarita e Giovanni e Tiberio Pansini, hanno dato la vita per combattere il nazifascismo.
Il volume di Ignazio de Marco è sicuramente un testo di grande valore. Il suo contributo si rivela ancora più importante e utile in quanto la resistenza che ha condotto alla liberazione del 25 aprile ha messo in ombra le vicende della precedente lotta antifascista non armata.
Una lettura assolutamente consigliata a tutti coloro che amano la storia, la politica e la nostra città.
Isabella de Pinto
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